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Paradisi fiscali e i tesori degli evasori

I così detti “paradisi fiscali” sono delle Nazioni o degli Stati dove è possibile “spostare” denaro senza avere controlli fiscali e senza pagare tasse, come avviene nella maggior parte delle Nazioni del Mondo.Paradisi fiscali

A fare uso di questi “paradisi fiscali” sono per lo più persone di spicco del panorama mondiale come politici, imprenditori, sportivi, cantanti, finanzieri, top manager, petrolieri, broker, signori della droga, dittatori, tutte persone che hanno capitali abbastanza cospicui, che adottano questo metodo poco corretto per non pagare tasse e per non dare spiegazioni agli stati dove svolgono le loro attività di tutte le “entrate” economiche che hanno.

E’ un intreccio abbastanza contorto dove le prime a guadagnarci sono le grandi banche del Pianeta come: Deutsche Bank, Credit Suiss, UBS, Goldman Sachs, Bank of America, a difesa delle quali ci sono i potenti del mondo creando un giro di corruzione abbastanza evidente, visto che i “paradisi fiscali” fanno comodo a loro in prima persona, a tal punto da non riuscire mai a creare una barriera capace di arginare questo fenomeno che da anni è in crescente evoluzione.

Le Nazioni dove vengono “dirottati” la maggior parte dei capitali sono: la Svizzera punto centrale per quanto riguarda l’Europa dove sono nascosti ben diecimila miliardi di euro riconducibili a persone o società non residenti nella Nazione, Olanda che è sede di 23 mila società fantasma e Nazione scelta dalle multinazionali americane che si nascondono dai controlli fiscali, Lussemburgo dove hanno sede fiscale una buona parte dei gruppi bancari italiani, Liechtenstein, Belgio, Austria, Principato di Monaco, Andorra, San Marino e Cipro, gruppo che fa parte al continente europeo. Per quanto riguarda invece gli stati americani troviamo Panama il “paradiso fiscale” per eccellenza governato dagli USA, le isole Vergini americane dove hanno trovato terreno fertile famose multinazionali come Boeing, General Motors, Coca-Cola, e le isole Marshall.

Passiamo poi al gruppo britannico isole Cayman, Singapore e le Bahamas, come si può notare in ogni posto del mondo è possibile trovare uno Stato o una Nazione che ci permettere di tenere i nostri risparmi lontano da tasse e finanza. Alle spalle dei “paradisi fiscali” c’è la debolezza degli organismi internazionali dato che anche alcuni fondi destinati a paesi in via di sviluppo sono finiti nelle casse di alcuni di questi Paesi.

Secondo fonti credibili il tesoro nascosto nei “paradisi fiscali” ammonterebbe a 32 mila miliardi di dollari, cifra davvero notevole paragonabile a 20 volte il PIL dell’Italia o addirittura al doppio della ricchezza prodotta dall’Europa. All’interno del buco nero dell’economia c’è un pò di tutto dalle tangenti delle corruzioni, il traffico di droga e armi, i soldi dei guadagni in nero delle grandi multinazionali.

I paradisi fiscali possono essere di vario tipo: Il “paradiso” bancario ovvero i Paesi dove troviamo il segreto bancario sui titolari e sui contenuti dei conti correnti, il quale diventa sicuro sia per gli evasori sia per ogni altro genere di capitali, puliti o sporchi che siano. Il “paradiso fiscale” in senso stretto, dove non ci sono tasse, scelto dalle grandi multinazionali, gruppi industriali di ogni Paese. Grazie a questi paesi le multinazionali non pagano alcun tipo di tassa sulle loro entrate riuscendo a rendere “utile” tutti i tipi di guadagni, o nella peggiore delle ipotesi pagano percentuali ridottissime pari all’uno o due per cento dei ricavi.

Il “paradiso” societario, dove si possono aprire società fantasma senza controlli di alcun genere: vere e proprie società di copertura dove si può rendere segreto tutto, cominciando dall’identità dell’intestatario. Si può evadere il fisco, pagare o riscuotere una tangente, “pulire” denaro “sporco”, nascondere beni immobili e tutti quei bene che è comodo non dichiararne il possesso.

La cosa che però fa più scalpore è che tutti questi enormi capitali vengono depositati nei “paradisi fiscali” solamente come prima tappa, per poi fare ritorno per investimenti in città come Roma, Parigi, Berlino, New York e tutte le grandi metropoli mondiali. A gestire questo giro di soldi ci sono le più grandi banche private mondiali, le più importanti le abbiamo elencate a inizio dell’articolo. Facciamo una panoramica delle percentuali di imposte e tasse che troviamo all’interno di questi paesi:
Andorra: l’imposta sull’utile capitale (in termini specifici Capital Gain) è del 10%, ma diventa nullo nel momento in cui vendi le quote di una società e hai meno del 25% di questa senza pagare tasse sull’utile capitale ottenuto dall’attività.
Ungheria: l’imposta sull’utile capitale è del 15%, ma diventa nulla se conservi l’utile per 5 anni oppure arriva al 10% se lo conservi per 3 anni.
Malta: non esiste una tassa sull’utile capitale, ma viene tassato del 12% sul trasferimento dell’utile, oppure scende al 7% se l’utile viene ereditato.
A differenza dei paradisi fiscali invece ci sono gli stati che tassano purtroppo i dipendenti e le persone oneste che hanno un lavoro, le persone “comuni” che non possono permettersi di trasferire il loro denaro nei “paradisi fiscali”, la differenza sostanziale degli ultimi anni è proprio questa, si è creato ancora di più il dislivello tra ricchi e poveri proprio a causa di questi fattori, i potenti grazie al denaro e alla corruzione riescono ad arrivare sempre più sù, mentre i semplici lavoratori tartassati dalle tasse non sanno come fare per arrivare a fine mese.Questi sono quelli più tassati:
Belgio: tra tasse imposte al lavoratore e tasse a carico del datore di lavoro arriva a 56% come percentuale di trattenute.
-Germania, Ungheria e Francia: 50% di trattenute divise tra lavoratori e e datore di lavoro.
Austria: 50% da dividere sempre tra lavoratori e datori di lavoro
Italia: 47% diviso in questo modo, 16% sulla tassa di reddito del dipendente, 7% contributo del lavoratore sulla busta paga e infine 24% a carico del datore di lavoro.

Da oltre 30 anni mi occupo di informatica. La mia è sempre stata una passione che mi ha portato ad accettare ogni nuova sfida, come una nuova vetta da conquistare.

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