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Effetto che avrà la BREXIT sulle società create da Italiani a Londra

Oltre che con la profonda e lunga crisi economica, ora l’Europa si trova a dover fare i conti anche con la Brexit.

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non produrrà comunque effetti immediati e ad oggi è difficile ipotizzare con certezza cosa ci riserva il prossimo futuro. Londra è considerata da tempo il centro finanziario per eccellenza d’Europa, ma con l’uscita dall’UE tutto è tornato incredibilmente e pericolosamente in discussione.

Brexit

Uno dei molti punti critici del dopo Brexit è il destino delle numerose aziende con sede a Londra o legate alla città londinese da rapporti commerciali e da grandi fatturati. Le imprese italiane legate a Londra da attività ed accordi commerciali sono moltissime e in questa guida proveremo a spiegare i possibili scenari per queste aziende dopo i risultati del referendum consultivo di qualche giorno fa.

Per le industrie e le catene in franchising dei nostri connazionali oggi la situazione è praticamente la stessa di quella che si era venuta a creare prima della Brexit e nel giro di qualche anno probabilmente cambierà poco o nulla. Infatti l’art. 50 del Trattato di Lisbona in relazione all’uscita volontaria di un Paese dalla UE prevede tempi di attuazione di due anni per la definitiva uscita. Comunque, secondo le previsioni degli economisti, gli effetti maggiori della Brexit dovrebbero pesare soprattutto sul settore della meccanica strumentale, mentre gli altri comparti made in Italy tra cui l’abbigliamento e i settori alimentari e tessili non dovrebbero subire nell’immediato grandi scossoni. Per questi comparti nel 2016 le cose dovrebbero rimanere sostanzialmente uguali, mentre nel 2017 a subire un calo dovrebbe essere il tessile.

Per le aziende italiane a Londra le ansie maggiori al momento derivano dalla ricaduta sui mercati finanziari e non dal fatturato, che preoccupa molto meno. Una delle aziende italiane più esposta al rischio in merito al fatturato è Yoox, considerati i grossi ricavi che provengono dal mercato britannico. Altri rischi del made in Italy riguardano i produttori di spumante, per i quali la Gran Bretagna è diventata un mercato molto importante.

Proprio la Coldiretti ha lanciato l’allarme, preoccupata dai possibili scenari negativi della Brexit e principalmente dalla svalutazione della sterlina. Quest’ultimo aspetto potrebbe condizionare parecchio i rapporti commerciali delle aziende italiane con Londra che, al momento, per quanto riguarda il settore agroalimentare vede una bilancia nettamente favorevole all’Italia.
Il nostro Paese difatti esporta molto di più di quanto importa, ma l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea potrebbe cambiare le cose. Piuttosto complessa anche la situazione delle imprese italiane che a Londra operano nel settore tech. Molti sono i giovani italiani che nella città londinese hanno dato vita a numerose start up di notevole successo e che adesso sono decisamente in ansia per i futuri effetti della Brexit.

Il legame del made in Italy con Londra è forte e i timori degli imprenditori italiani per i possibili risvolti negativi della Brexit sono giustificati, anche se è naturalmente presto per prospettare scenari catastrofici e magari poco rispettosi della realtà della situazione. Solo il tempo ci dirà con sicurezza i risvolti della Brexit sulle società create a Londra dagli imprenditori italiani.

Nonostante un’ intera Europa con il fiato sospeso e le tante paure causate dalla vittoria dei Leave, che porterà all’apertura di un percorso complesso che Gran Bretagna e Unione Europea dovranno obbligatoriamente percorrere dopo il referendum, meglio quindi aspettare gli sviluppi futuri prima di sbilanciarsi in avventati pronostici. In definitiva si prevede una procedura di divorzio piuttosto lunga e complicata, con Londra e Bruxelles costrette a una rivisitazione del loro rapporto dopo un’ unione di lunga durata.

Potrebbero insomma addirittura non bastare i due anni previsti dall’articolo 50 del Trattato dell’Unione Europea per ultimare il Leave.
Probabilmente l’unica certezza attuale è legata al fatto che difficilmente nel giro di poco tempo a qualche imprenditore italiano possa venire in mente l’idea di provare ad investire a Londra in questo momento, più facile prevedere l’attesa di tempi migliori e soprattutto più stabili.

Da oltre 30 anni mi occupo di informatica. La mia è sempre stata una passione che mi ha portato ad accettare ogni nuova sfida, come una nuova vetta da conquistare.

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